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Le Nazioni Unite prevedono che la popolazione mondiale raggiungerà, nel 2050, i dieci miliardi di persone, mentre la FAO stima una crescita della domanda di cibo del 60% per il medesimo periodo.
La pressione sulle risorse del nostro Pianeta saranno, pertanto, senza precedenti.
Già oggi agricoltura intensiva, deforestazione, urbanizzazione e inquinamento stanno mettendo alla prova la produttività del territorio e la sua capacità di mantenere in funzione servizi eco-sistemici fondamentali. In tale contesto di fragilità ambientale e sociale la bioeconomia riveste un ruolo rilevante nelle politiche per lo sviluppo sostenibile di oltre sessanta Paesi nel mondo.
Intesa come la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste risorse e flussi di rifiuti in prodotti a valore aggiunto, come alimenti, mangimi, prodotti a base biologica e bioenergia, la bioeconomia offre un modello economico più innovativo e a basse emissioni, che concilia le richieste di agricoltura e pesca sostenibili, sicurezza alimentare e uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per scopi industriali, garantendo la biodiversità e la tutela dell’ambiente.
L’obiettivo è pensare e creare una sinergia tra bioeconomia e l’economia circolare che integri il modello circolare anche con l’utilizzo di prodotti bio-based (base biologica) grazie alle biotecnologie. Una bioeconomia circolare può servirsi dei principi della circolarità e, allo stesso tempo, di tecniche e processi promossi dalla bioeconomia.
Il tema, quanto mai attuale, sarà affrontato e discusso nel corso di un convegno organizzato da Filiera21 – associazione per l’agroalimentare e da La Gazzetta del Mezzogiorno, mercoledì 7 luglio, dalle ore 10.